(Prana = energia vitale; ayama = estensione)
Regolare e aumentare il Prana mediante opportune respirazioni.
Nello yoga ci sono molte “tecniche” respiratorie, ma prima di praticare i numerosi tipi di Pranayama l’allievo viene invitato a prendere coscienza del proprio respiro naturale e a capire come utilizzare i muscoli respiratori e, se necessario, a correggere la propria meccanica respiratoria. Infatti molte persone hanno dei disturbi proprio a causa della meccanica respiratoria sbagliata. Facciamo un esempio: nella espirazione volontaria alcuni non sanno utilizzare i muscoli del basso addome che rimane immobile invece di contrarsi leggermente, altri spingono l’addome in fuori invece di farlo rientrare.
Una volta capiti i movimenti di base (inspiro = riempimento/espansione delle pareti del corpo; espiro = svuotamento/ritrazione delle stesse), l’allievo fa esperienza del respiro nelle varie aree del corpo, prendendo coscienza di eventuali blocchi respiratori presenti in quelle zone dove non è percepibile il movimento di espansione e ritrazione e incomincia a prendere coscienza delle pause involontarie tra l’inspiro e l’espiro. Questo respiro cosciente purifica i canali energetici (nadi shuddi). L’allievo così è pronto a praticare la respirazione volontaria e profonda che poi lo condurrà ai vari tipi di Pranayama.
La pratica del Pranayama conduce spontaneamente alla meditazione.
“Quando il respiro è agitato, la mente è instabile,
ma quando si acquieta, anche la mente è in pace.”
Hatha Yoga Pradipika